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L'amico George (da "Il ritorno" di Left's Suisse)


di cpelcabo
27.05.2023    |    167    |    1 8.0
"Andammo avanti così per un po’..."
"Sono contento per te."
"Mah, neanche tanto male, me la sono cavata. Anche perché ormai la conosco. Ho speso un paio di centoni, le ho messo alle costole un investigatore che è tornato dopo una settimana con delle belle foto. Quando gliele ho fatte vedere ha balbettato: le ho detto che ci avrebbero pensato gli avvocati e che non rompesse i coglioni. Si è accontentata perché avrei potuto non darle niente, ma volevo liberarmi in fretta di quella stronza.”
"Allora ora sei libero. Bene: quando è stato?”
"Verso i primi di Marzo, ti ricordi che te lo avevo accennato? Avevo già assunto il tizio. Direi che tu sei partito e dopo un paio di mesi mi son dato alla pazza gioia. Ah ah.”
"Con la cavallona della contabilità?”
"No! Quella era pericolosa come l’altra; appena ha saputo che avevo divorziato, si voleva installare a casa mia. Ma neanche per sogno! Le ho detto chiaro e tondo che avevo ritrovato la mia libertà e che non avevo nessuna intenzione di perderla di nuovo. Si è un po’ offesa, mi ha dato dello stronzo e si è tolta di torno.”
"Quindi finora sei rimasto a fare il monaco? Da solo? Non ci credo manco se lo vedo.”
"Ma no, scherzi? Ho seguito il tuo consiglio. Ho telefonato alla rossa, quella col marito cornuto e contento e le ho chiesto di passare un po’ di tempo insieme. Non le ho fatto una proposta generosa come la tua, le ho detto che per quanto mi riguardava la sua compagnia era richiesta dal venerdì sera al lunedì mattina. Quello che mi sorprese fu che mi aggiornò sul piccolo particolare che il marito sarebbe tornato dopo una quindicina di giorni, ma di non preoccuparmi. Sapeva lei come gestirlo. Soldi ben spesi.”
George si guardò intorno. Poi avvicinò la poltrona.
“La prima sera mi sorprese. Si presentò a casa mia come se dovesse andare ad un galà. Tutta in tiro, con un vestitino vedo e non vedo. La portai in un ristorantino poco pretenzioso e devo dire che faceva la sua figura. Salimmo in casa verso le dieci e non ci fu bisogno di molte moine. Mi tirò giù i pantaloni appena entrata e si attaccò al cazzo senza parlare. Una splendida pompa e quando ritenne che fosse giunto al giusto punto se lo tolse di bocca, si girò e tirò su la gonna. Lo riprese in mano e se lo infilò. Girava senza mutande. Che troia stupenda. Pompai per un po’ ma devo dire che il suo lavoro di lingua era stato anche troppo efficace. Scaricai la prima dopo non più di una dozzine di colpi e mi accorsi che non l’avevo di certo appagata.
"Tranquilla - le dissi – ora andiamo di là, comodi e ricominciamo.”
“Quando la mattina dopo mi alzai avevo ancora le gambe molli. L’ho sbattuta per bene fino alle due. Ogni volta che veniva ululava come una lupa, questa non me l’avevi detto. Anche se non sembrava, quando l’ho inculata ho capito che il tuo passaggio aveva lasciato il segno. Sembrava un culetto chiuso, ma appena ho spinto un po’ è entrato senza problemi . Spiegò che dal tuo passaggio le piaceva sempre di più. Ora l’aveva bello largo e le gustava come prenderlo davanti. Il sabato pomeriggio ritornò un attimo a casa e quando tornò mi disse che suo marito le aveva telefonato. Gli aveva detto chiaramente che tutti i weekend sarebbe andata a farsi sbattere da qualcuno che l’apprezzava più di lui. Invece di infuriarsi, quel porco, le disse che voleva sapere per filo e per segno tutto quello che faceva. Poi mi sorrise e mi confidò che lui avrebbe tanto voluto guardarla mentre veniva scopata. Si poteva fare? La cosa mi fece impazzire. La rimisi alla pecora e anche se ero cotto, le feci un servizietto di pelo e contropelo che la fece ululare per un quarto d’ora. Quella sera tornammo al ristorantino e mi feci spiegare per bene cosa stava architettando. Voleva fare al consorte una bella sorpresina, quando sarebbe tornato.”
"Non dirmi che l’avete fatto davvero, non ci posso credere.”
“Sta a sentire – riprese – una ventina di giorni dopo mi telefonò in ufficio. Era un lunedì e dopo la mattutina era tornata a casa e lui non era andato al lavoro. La costrinse a spogliarsi, la mise sul letto e la scosciò. Volle sapere se quella mattina l’avevo scopata. Come succedeva spesso, la mattutina finiva spesso con lei che godeva con due dita in figa e col mio cazzo che le arava il culo. Così era stato anche quel lunedì. Quando seppe come l’avevo presa sembrò impazzire. Le allargò le natiche per guardare e ci si fiondò dentro con la lingua. Mi disse che leccò come un forsennato e ammise che quel servizio di lingua l’aveva apprezzato molto. A suo marito il cazzo era diventato bello duro. Ne aveva approfittato e mi confidò che erano anni che non lo vedeva così in tiro. Due giorni dopo mi chiamò. Voleva che andassi a casa sua. Dovevo darle una ripassata. Suo marito ci avrebbe spiato e dovevo far finta di non sapere niente. Le aveva chiesto di guardare, non si accontentava più dei suoi resoconti. Quella sera mi portai dietro, nella tasca della giacca la Colt. Non sapevo se potevo fidarmi di quel pazzoide: e se sul più bello saltava fuori con brutte intenzioni?”
"Invece?”
"Invece niente, quando entrai in casa, di lui, nessuna traccia. In compenso la rossa si era messa il vestitino della prima scopata, il vedo e non vedo. Mi fece sedere e offrì da bere. Poi mi venne in braccio e mi spogliò come una cipolla. Un pezzo alla volta. Avevo notato la porta socchiusa dietro la quale lui ci spiava. La trattai come piaceva a lei. L’insultai chiamandola troia e puttana. Le chiesi cosa volesse che le facessi e altre cazzate del genere. Devo dire che quando dicevo tutte quelle parolacce mi veniva quasi da ridere, ma tant’è! Se questo piaceva a lei, a loro, perché no? Si mise in ginocchio a succhiarmelo e notai che cercava di lasciare sempre una buona visuale al cornutone. Quando fu bello duro mi prese per mano e mi portò verso la porta socchiusa. Era la loro camera da letto e anche qui la porta del bagno era socchiusa. Ci spiava da lì? E se avessi chiesto di andare in bagno? - pensai - come se la sarebbe giocata?
Lasciai perdere e pensai bene di divertirmi e basta. Le leccai tutto l’immaginabile. Le feci un vestitino di saliva. Restai attaccato al suo grilletto per un pezzo. Ululò un paio di volte e quando glielo misi nella figa respirò a fondo e mi abbrancò con le gambe dietro la schiena. Saltellava ad ogni spinta e così, per gioco, le diedi un buffetto su una chiappa. Mi mormorò ...più forte dai, sculacciami più forte. Capita l’antifona mi scatenai. Le schiaffeggiai il culo, le tette, gliele morsi, la rigirai e affondai. Le presi i capelli e la montai dando sculaccioni con l’altra mano. Andammo avanti così per un po’. Poi non ce la feci più e al suo ennesimo ululato le venni in figa. Restammo lì per qualche minuto. Io, sudato come un maiale e col fiato grosso. Lei scarmigliata e con le chiappe rosse. Poi si alzò e andò in bagno. Avrei dovuto sentire l’acqua scorrere o altro: invece niente, silenzio. Un silenzio tombale.
Allungai una mano e presi la Colt.
La misi sotto il cuscino, a portata di mano.
Tornò dopo un bel pezzo. Sorrideva e mi fece l’occhiolino. Alzò le coperte e si infilò dentro. Io tenevo d’occhio la porta. Niente. Mentre si sistemava, mi guardò con intenzione e si accostò come se volesse baciarmi, ma invece si accostò all’orecchio sussurrando “ Vuole che tu mi venga in culo e poi vuole vederlo mentre… faccio uscire tutto”.
La guardai stranito, questo è più porco di me, pensai.
Quella sera mi divertii parecchio. Al solo pensiero che suo marito fosse dietro la porta a spiarci, il cazzo sussultava. Devo dire che diedi buona prova di me. Mi aveva dato il tempo di riprendermi, ci carezzammo a lungo. La sditalinai un po’, giusto per mantenerla bella calda: ogni tanto le mordicchiavo un po’ le tette, slinguazzamenti vari, sì insomma, tutte quelle cosine che si fanno dopo aver scopato. Poi volli provocarli un po’. Cominciai a far la parte del duro. Le dissi di andare in bagno a prendere la vaselina perché volevo il culo. Lei fece finta per un po’ di non volere dicendo che nel culo era verginella e così via. Roba da non credere. Le dissi a brutto muso che allora l’avrei inculata a secco: rise e si alzò. Fece appena in tempo ad aprire un attimo la porta del bagno che la vidi tornare indietro col tubetto. Scommetto che il marito era dietro la porta, già pronto con la vaselina in mano. Si mise sul letto col culo verso il bagno. Voleva far vedere al maritino l’inculata, ma forse non aveva pensato che io avrei coperto la visuale. Così le mormorai di farlo uscire. Lei mi guardò stranita: ci pensò su alcuni secondi poi lo chiamò.
”Dai cornutone, vieni fuori. Lui sa tutto, vieni a vedere.“ Mi girai e vidi venir fuori questo ometto che non avevo mai visto: grassoccio, rubizzo, tremebondo. Risi tra me pensando alla Colt sotto il cuscino, rinfrancato. Era nudo come un verme con il cazzo in mano. Niente di che, appena un decina di centimetri, povera troia. Era palese che con lui si divertisse poco. Sorrisi senza dire una parola e gli allungai il tubetto. Gli tremavano le mani dall’eccitazione. Si mise dietro la moglie e spremette una dose esagerata di crema. Iniziò a spalmarla per bene sul buco del culo. Fu coscienzioso, provvide un po’ anche all’interno e si voltò soddisfatto.
Sempre senza parlare gli indicai il mio uccello. La moglie ci guardava da sopra una spalla, curiosa. Se possibile lui divenne ancora più rosso. Mi avvicinai e appoggiai la punta tra i glutei della sua donna. Poi lo guardai insistentemente. Abbassò gli occhi e sollevò la mano. Mi sorpresi al suo tocco. Aveva afferrato il mio palo con una delicatezza femminea. Spalmò la vaselina lungo l’asta con lentezza. Mi stava facendo una sega e gli piaceva. Forse non l’aveva mai fatto ma la sua strada era rettilinea. Gli piaceva il cazzo. Molto.
Non persi tempo.
Mi sistemai per bene, appoggiai la cappella al buco del culo e pian piano spinsi. Senza fermarmi. Tutta quella vaselina era forse sprecata. Quel culo aveva preso calibri ben maggiori del mio. Entrò fino ai coglioni senza problemi. Un lento e continuo affondo: lei gemette e lui anche. Restai ben piantato per un lungo minuto e guardai l’ometto che ad occhi fissi sul culo della moglie si segava frenetico. Gli dissi di fermarsi e di metterglielo in bocca. La rossa si stava grattando la figa a piene mani e quando il marito salì sul letto per obbedirmi spalancò la bocca e succhiò quel pisellino con gusto.
Mi assicurai che fossero a loro agio e iniziai.
Cominciai piano e lento per far gustare ad entrambi il momento.
Lui guardava, infoiato, il mio cazzo entrare e uscire dal buco, lei succhiava arrivando fino ai coglioni del marito e con la destra si sfregava il grilletto.
Io pompavo beato.
Quando la prese per le orecchie e i capelli spingendo e grugnendo, fu chiaro che stava riempiendole la gola di sperma. Lei singultò un attimo. Doveva averne sparata tanta, ma se la cavò egregiamente. Non la potevo vedere all’opera, ma non staccandosi, immaginai che stesse ripulendo a dovere il cazzo. Ogni tanto il suo culo, quando ero ben conficcato, oscillava un po’ a destra e sinistra. Le piaceva sentirselo ben dentro.
Feci cenno all’omino con una mano.
Scese dal letto e mi venne vicino.
Allargai con le mani le chiappe della troia, sfilai il cazzo e feci guardare per bene al marito il suo buco slabbrato. Lasciai che si richiudesse. Diedi un paio di robusti schiaffoni, uno per chiappa .Mi meravigliai. Al marito si stava intostando di nuovo.
Entrai senza remore.
Presi un buon ritmo, tre, quattro stoccate e fermo, ben piantato dentro. Ad ogni affondo ora lei mi incitava. Oscenità, insulti al marito, gemiti, urletti. Si mise due o tre dita in figa e all’improvviso il culo divenne più stretto. Quando cominciò a sbracarsi le sue gambe iniziarono a scivolare verso il basso. La seguii con un po’ di fatica. Non volevo perdere il momento. Mi risistemai meglio, ora ero proprio sopra di lei e le sfondai il culo con una serie di affondi dall’alto. Avevo sentito che non avrei retto un secondo di più e sparai tutto quello che saliva dai coglioni con un ruggito liberatorio.
Il marito spruzzò sul pavimento. Ero steso su di lei, sfinito, ma sapevo che la mia stazza era notevole. Rotolai di lato liberandola dal mio peso. Fu allora che l’omino mi sorprese di più.
Saltò a fianco della moglie e le mormorò qualcosa all’orecchio. Anche se spossata lei si curvò mettendosi a pecora; lui si pose dietro di lei e cominciò ad accarezzarle i glutei che lei teneva ben aperti. Il buco si aprì rivelando una voragine rossastra che sembrò cambiare colore.
Lei spingeva e il mio sperma fece capolino; cominciò a scendere colando sulle labbra della figa. A ogni leggero stimolo il buco si apriva e restituiva linfa. Uno spruzzo vigoroso con un piccolo boato in faccia al marito segnò la fine dello spettacolo osceno. La scoreggia vigorosa gli aveva lordato la faccia ma lui non sembrò affatto schifato.
Lei si voltò, lo afferrò e baciò.
“Sei contento amore? Sono stata brava? Ti amo!”
Capii che era l’ora di levare le tende. Li lasciai sul letto a godersi l’attimo. Uscii.
"Perbacco! La psiche umana è ben strana. Avevo sospettato che quella donna avesse un problema, ma era un problema di coppia, se poi di problema si vuol parlare. Se loro sono contenti, dopotutto non fanno del male a nessuno.
"Ripensandoci a freddo mi son sentito usato. Tra di loro, ma l’ho capito solo dopo, c’è un’intesa strana ma solida. Altre volte mi hanno chiesto di andarli a trovare, ma di solito veniva lei da me, sola. Non si lavava mai, dopo. Diceva che il suo maritino l’aspettava così.”
Sorseggiarono pensierosi dai bicchieri il cognac e fu allora che Alessandro tornò.



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